Emigrazione, amore e guerra

Le Castagne sono pronte parla di emigrazione, una storia che si rivela un esilio al contrario. Il racconto di Giorgio Genetelli, che uscirà all’inizio di novembre è il numero 5 della serie del Collettivo Arbok Group, edita da ANAedizioni di Franco Lafranca. La storia di Sergio Rianda, il protagonista del racconto, parte da Moghegno e arriva a Parigi, tappa del migrante valmaggese. Nella Ville Lumière Sergio trova lavoro, amore e amicizia. Poi succede qualcosa e tutto cambia, anche nel cuore del protagonista.
Con stile scabro e ritmo incalzante, Genetelli si schiera ancora una volta dalla parte dell’uomo comune e della potenza delle passioni che lo animano.

“Colto di sorpresa da tutto quel vortice, si perse nel trambusto e si incagliò in una taverna di Montmartre, dalla quale riemerse dopo una settimana di bevute monumentali e sonni agitati. La quarantena sciolse l’inquietudine e Sergio recuperò la grinta per quello che doveva: lavorare per dimenticare la miseria e i fiori lasciati nella valle lontana. Al momento di decidere per l’emigrazione pensò che gli sarebbe bastata Ginevra, ma quando la vide ondeggiare sul lago trafitta da pioggia e soffocata di nebbia si disse che nemmeno morto si sarebbe fermato lì. I risparmi bastavano per viaggiare fino a Parigi e ne avanzarono pure per quei sette giorni di dissoluzione dell’anima nostalgica. Era pronto.” (pagina 5)

Inserito in un contesto storico inquietante, appena prima e durante la Seconda Guerra Mondiale, Le castagne sono pronte veleggia tra riscatto e disillusione. Un omaggio sui generis ai tanti emigranti ticinesi del novecento, un contraltare al Ticino di oggi, xenofobo e conservatore.

Non manca una storia d’amore, che sboccia nella delicatezza.
“Lei girò la testa di capelli neri con quella lentezza maestosa, da pittura fiamminga. Il Café Populaire era vuoto e non c’erano suonatori di violino e neanche rose o anelli o zingari felici. Aspettava quel momento e quel momento era arrivato. Che parlasse lui però. Lui parlò, lei ascoltò, poi parlò lei e lui ascoltò. Quasi correndo, arrivarono in Rue Saint-Vincent fendendo la Ville, che ancora non sapeva di loro e dei tedeschi.” (pagine 8 e 9)

Buona lettura.

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